Non c’è dubbio che se normalmente i ritmi di lavoro imposti dalla società portano i lavoratori ad uno stile di vita stressante, l’emergenza COVID-19 ed il carico di ansia correlato rendono ancora più evidente l’importanza di porre la giusta attenzione allo stato di salute del corpo per mantenere o ritrovare uno stato di benessere”.
Non bisogna infatti dimenticare che l’alimentazione è “uno degli aspetti principali con cui si possono limitare e contrastare i danni dello stress lavoro correlato” e che uno degli apparati maggiormente colpiti dallo stress e dall’ansia “è quello gastro-intestinale, in quanto le fasi della digestione sono molto sensibili alle stimolazioni psichiche ed è facile che si verifichino reazioni psicosomatiche”.
Lo stress, l’alimentazione e l’apparato gastroenterico
Riguardo all’apparato gastroenterico il documento ricorda che “possono verificarsi diversi disturbi a causa dello stress, come aria nello stomaco o nel colon, dolori e spasmi, bruciori e pesantezza gastrica”. E se i sintomi dello stress sono a livello dell’apparato gastroenterico l’alimentazione può essere efficace nel “ridurre i fastidi e i sintomi, attraverso l’assunzione di alimenti funzionali”.
Si segnala che alla base dei meccanismi di tutela dell’apparato gastroenterico “ci sono il mantenimento e la tutela della flora batterica intestinale, indispensabile per il funzionamento corretto dell’apparato digerente. Tale meccanismo si instaura ingerendo alimenti contenenti microrganismi probiotici (yogurt, latte fermentato, formaggi, ecc) o prebiotici o gli uni e gli altri”.
I benefici portati da questi alimenti – continua l’autrice del documento - sono numerosi e “tra i più studiati ci sono la riduzione di incidenza o di gravità delle infezioni gastrointestinali, l’aumento della tolleranza al lattosio, il miglioramento generale della funzionalità intestinale, compresa la riduzione di fenomeno come stipsi e diarrea”.
Si ricorda poi che lo yogurt “è indicato anche per soggetti a bassa tolleranza al lattosio, perché l’aggiunta di fermenti al latte trasforma gran parte del lattosio in acido lattico, riducendone la concentrazione a livelli che variano dallo 0,8 all’1,4%. Inoltre sembra stimolare l’attività lattasica residua della mucosa intestinale, permettendo anche a tali soggetti di godere dei benefici nutrizionali dei latticini. Infine il processo di acidificazione del latte, induce la precipitazione della caseina e idrolizza parte delle proteine: in questo modo si liberano amminoacidi e peptidi, che diventano maggiormente biodisponibili e quindi facilmente assimilabili dall’organismo”.
Si segnala che “i beta-glucani da avena, orzo o altri cereali possono essere aggiunti, nella proporzione di 4 g ogni 30 g di carboidrati, all’interno di un pasto, per ottenere un effetto significativo sul picco glicemico postprandiale; tuttavia ne servono 3 g al giorno (suddivisibili in più porzioni) per avere un effetto sul mantenimento dei valori di colesterolo plasmatico”.
Il documento, che vi invitiamo a leggere integralmente, riporta anche indicazioni su alcuni alimenti in commercio che possono essere suggeriti in numerose condizioni fisiologiche e patologiche per le loro proprietà funzionali.
Lo stress, l’alimentazione e i problemi relativi al colesterolo
Il documento si sofferma poi su un altro aspetto che può essere favorito dallo stress, “l’aumento dei livelli di colesterolo e l’accelerazione dei processi che portano alla formazione delle placche aterosclerotiche nei vasi sanguigni”.
Si ricorda che il colesterolo “gioca un ruolo fondamentale nel corpo umano”: “è una molecola lipidica, presente nel corpo in percentuali standard, salutari, e per la quale il tasso di pericolosità sale nel momento in cui ci si discosta dalle percentuali di salubrità. Peraltro il colesterolo endogeno, ovvero quello prodotto dal nostro corpo, è di molto superiore a quello esogeno, ovvero a quello introdotto con la dieta”.
Inoltre “viaggia nel sangue trasportato da proteine chiamate HDL ad alta densità, LDL a bassa densità” e le proteine LDL “sono le responsabili indirette delle ostruzioni nelle arterie, e rappresentano il così detto ‘colesterolo cattivo’ da tenere sotto controllo per la salute dell’apparato circolatorio e del cuore”.
Riguardo all’ alimentazione, “i grassi saturi, i latticini, i dolci, contribuiscono all’aumento dei livelli di LDL, e contemporaneamente la tossicità del fumo uccide molecole buone trasportate dalle proteine HDL”.
In ogni caso uno dei fattori che può far innalzare il livello di LDL è lo stress.
Lo stress e l’importanza della pausa pranzo
Dunque l’alimentazione può essere uno “strumento utile alla prevenzione e alla lotta dei sintomi provocati dallo stress”. E di questo aspetto è necessario tener conto anche nel momento della “pausa pranzo” che spesso, per i lavoratori, è “l’unico momento in cui staccare dal lavoro e rilassarsi”.
Non si deve trascurare questo momento, sia “per quanto riguarda il cibo, il pranzo vero e proprio che per quanto riguarda il tempo residuo, utile a fare movimento e altre attività di svago”.
Il documento ricorda che l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha pubblicato in passato alcuni “consigli diretti ai lavoratori, per cercare di invogliarli ad approfondire il discorso pausa pranzo”.
Questi consigli sono organizzati in tre punti:
“Non essere a tavola per tutto il tempo della pausa; regalarsi un momento ogni giorno ricreativo, culturale, che piaccia; variare il menù”.
In particolare secondo l’OCSE i lavoratori “non dovrebbero spendere tutti i 60 minuti a disposizione a tavola, ma approfittare per passeggiare e muoversi intorno al posto di lavoro”. Inoltre riguardo al pranzo “può essere utile diversificare il menu, giorno dopo giorno, calibrando la pietanza sulla stagione e sulla temperatura corrente e cercando di mangiare ciò che più si immagina possa dare buon umore e vitalità”.
In ogni caso la pausa pranzo, “così come gli altri pasti della giornata”, dovrebbe seguire le indicazioni dei professionisti e degli esperti dell’alimentazione.
E si sottolinea che per chi intende seguire “un regime alimentare particolarmente restrittivo”, come quello di una dieta dimagrante, è bene ascoltare i consigli di un esperto che “può “programmare un regime dietetico che sia efficace e che allo stesso tempo permetta all’organismo di non risentire troppo dello stress con l’ausilio di determinati alimenti (e integratori se necessario) che diano un senso di sazietà e magari contribuiscano a regolare l’attività ormonale prevenendo sbalzi di umore e nervosismo”.
Fonte: Puntosicuro