Tra le diverse categorie di lavoratori ce n'è una che, durante la stagione estiva, affronta rischi lavorativi particolari, legati ai fattori climatici: parliamo dei lavoratori esposti al caldo.
Due sono gli elementi fondamentali per ridurre il rischio di infortuni legati al clima lavorativo estivo: l'importanza di una buona idratazione e le pause programmate.
Iniziamo dall'idratazione
In generale per tutti i lavoratori una buona idratazione è fondamentale, soprattutto:
- se siamo in presenza di malattie quali bronchite cronica, malattie cardiache, diabete, gastroenteriti;
- se c'è uso di farmaci per la cura di malattie croniche ed es. diuretici, antidepressivi, anticoagulanti;
- se l'alimentazione non è adeguata;
- se il periodo di acclimatamento (da caldo al freddo e viceversa) non è adeguato;
- in presenza di abbigliamento pesante, non traspirante (es. dispositivi di protezione individuale, uniformi o tute da lavoro);
- in relazione al ritmo e all'intensità di lavoro sostenuti.
Sottolineiamo che è importante bere acqua all’inizio della giornata, prima di cominciare a lavorare anche perchè spesso i lavoratori arrivano sul posto di lavoro già in stato di disidratazione: essere idratati prima di iniziare a lavorare “rende più facile il mantenimento dell’idratazione durante la giornata”.
Ecco alcune indicazioni tratte dal documento del Progetto Worklimate (Impatto dello stress termico ambientale sulla salute e produttività dei lavoratori: strategie di intervento e sviluppo di un sistema integrato di allerta meteo-climatica ed epidemiologica per vari ambiti occupazionali):
• l’organismo ha bisogno di adattarsi al caldo in modo graduale: un periodo adeguato di acclimatamento può essere di 7-14 giorni con un aumento graduale dei tempi di esposizione al caldo;
• prima del turno di lavoro rinfrescarsi e idratarsi con bevande fresche e limitando il consumo di caffè; seguire una sana alimentazione nutrendosi a sufficienza ed evitare bevande alcoliche;
• normalmente i sali minerali persi con la sudorazione sono reintegrati in occasione dei pasti, pertanto per mantenere l’equilibrio idro-elettrolitico è importante consumare i pasti a intervalli regolari;
• i lavoratori in regime di auto-restrizione idrica per motivi religiosi (coloro che seguono il Ramadan) devono bere almeno 2 litri d’acqua dopo il tramonto e 2 litri d’acqua prima dell’alba. L’idratazione è cumulativa e quindi questo accorgimento è fondamentale. Importante è inoltre che evitino di saltare il pasto della mattina prima dell'inizio del digiuno.
• le bevande energetiche sono da evitare: alcune contengono molta più caffeina rispetto alla classica tazzina da caffè; la caffeina in tali quantità può influenzare negativamente lo stato di idratazione. Inoltre, molte bevande energetiche contengono elevate quantità di zuccheri e aggiungono calorie non necessarie alla dieta;
• evitare il consumo di bevande alcoliche ai pasti perché l’alcol favorisce la vasodilatazione e aumenta il rischio di patologie da calore”;
• chi lavora in condizioni di esposizione al caldo, soprattutto quando intenso e persistente, dovrebbe bere 1 bicchiere (250 ml) di acqua ogni 15-20 minuti, ovvero circa 1 litro all'ora. Bere un bicchiere d’acqua ogni 15-20 minuti è più efficace che bere maggiori quantità più di rado;
• in caso di forte sudorazione, reintrodurre insieme ai liquidi anche i sali minerali persi con un’alimentazione ricca di frutta e verdura e, in caso di sforzo fisico intenso, con integratori, su consiglio del medico competente o curante.
Le indicazioni per il datore di lavoro:
• distributori di acqua dovrebbero essere installati in diverse postazioni sul luogo di lavoro;
• per le attività all'aperto, i lavoratori possono utilizzare zaini o cinture per l’idratazione dotate di apposito sistema di conservazione e di costante accesso all'acqua;
• in alternativa, refrigeratori contenenti acqua o grandi brocche d'acqua possono essere installati in postazioni all’ombra, in aree frequentate dai lavoratori durante la giornata.
Pause programmate
Vediamo adesso l’importanza delle pause programmate per i lavoratori esposti al caldo.
Non è raccomandabile lavorare continuativamente in condizioni di esposizione al caldo senza fare pause: è importante fare pause periodiche per rinfrescarsi.
Infatti pause dal lavoro brevi e tanto più frequenti quanto maggiore è il rischio associato al caldo possono ridurre i rischi per la salute senza influenzare la produttività.
Ricordiamo che attendere di avvertire la stanchezza prima di fare una pausa potrebbe non essere sufficiente ed è, dunque, consigliabile concordare con il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione o con il Datore di lavoro delle pause tra le attività lavorative.
È poi necessario prestare attenzione alle previsioni giornaliere sulle ondate di calore per ottenere una previsione personalizzata del rischio microclimatico connesso allo stress da caldo.
In questo senso è possibile consultare le piattaforme previsionali di allerta da caldo specifiche per i lavoratori, come quella messa a punto nell’ambito del Progetto Worklimate, in grado di fornire previsioni personalizzate sulla base dell’attività fisica svolta dal lavoratore e dell’ambiente di lavoro (es. esposizione al sole o in zone d’ombra).
Si segnala che le raccomandazioni sono diversificate in base all’intensità dell’attività lavorativa e al grado di esposizione al caldo:
• chi esegue un’attività lavorativa moderata durante un’ondata di calore dovrebbe seguire una serie di raccomandazioni per proteggersi dal caldo simili a quelle della popolazione generale (idratazione, alimentazione, abbigliamento) e fare pause frequenti in luoghi ombreggiati o con aria condizionata;
• chi esegue un’attività lavorativa intensa durante un’ondata di calore dovrebbe usare estrema cautela: il rischio di patologie da calore in questo caso è alto. In aggiunta alle raccomandazioni generali su idratazione, alimentazione, abbigliamento, quindi, se ne aggiungono altre relative alla gestione dell’attività lavorativa. E' quindi fortemente consigliato valutare con il Datore di Lavoro l’opportunità di rimodulare l’attività lavorativa (ritmo e turni), ad esempio con un’interruzione delle attività che richiedono un maggiore sforzo fisico nelle ore più calde e programmando pause frequenti in luoghi ombreggiati”.
Fonte: Gruppo Errepi Srl e Puntosicuro