Più volte abbiamo sottolineato come nel modello di prevenzione dei rischi lavorativi, introdotto con il recepimento delle Direttive Europee, sia stato attribuito ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) un ruolo molto rilevante per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, anche per l’importante funzione di collegamento tra datore di lavoro e lavoratori.
Per comprendere come venga percepito dagli RLS questo ruolo e cosa sia necessario fare per ovviare ad eventuali criticità, il Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza sul Lavoro (SPISAL) dell’ Azienda ULSS 6 Euganea, in collaborazione con l’Università di Padova, ha promosso un progetto di ricerca che ha coinvolto i RLS dell’Industria e dei Servizi, della Scuola e della Sanità della Regione Veneto. E la pubblicazione che raccoglie i risultati dello studio è stata presentata e resa disponibile tra i documenti correlati al convegno “ Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ai tempi dell’industria 4.0 Quale ruolo? Riflessioni e proposte” organizzato il 27 novembre 2017 a Padova.
Conoscere la realtà e il ruolo degli RLS
Con la pubblicazione “Ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Compiti, funzioni e responsabilità. Tre indagini empiriche” - a cura De Carlo Nicola Alberto, Dal Corso Laura, Girardi Damiano, Carluccio Francesca, Bartolucci Giovanni Battista, Olivieri Armando, Benacchio Luca, Bizzotto Rosana, Ferraro Antonella, Magosso Doriano e Vianello Liviano – gli Spisal delle ex ULSS 15, 16 e 17 della Provincia di Padova, ora AULSS 6 Euganea, hanno dunque promosso un “progetto di ricerca per studiare, a 20 anni dall’istituzione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), le attività e il ruolo di questa figura che, essendo al centro delle relazioni tra datore di lavoro e lavoratori, rappresenta una delle componenti principali del sistema di prevenzione aziendale”.
L’obiettivo dello studio è consistito nell’analizzare e illustrare, “attraverso l’elaborazione di un questionario autocompilato – che indaga l’area del coinvolgimento, l’area delle relazioni, l’area delle competenze e l’area della formazione – gli aspetti di seguito indicati:
- quali compiti e quali funzioni sono realmente presidiati dai RLS;
- come viene autopercepito il ruolo da parte di chi lo esercita;
- quali sono le azioni da promuovere e mettere in campo per ovviare agli aspetti di criticità eventualmente evidenziati”.
Le tre ricerche empiriche
Le tre ricerche presentate sono incentrate sulla “messa a fuoco di ruoli, compiti, funzioni e responsabilità dei RLS, sia in relazione a quanto contenuto nel d.lgs. n. 81/2008 e successive modifiche e integrazioni, sia delle buone prassi e consuetudini che operativamente stanno caratterizzando il ruolo dei RLS”.
La prima indagine empirica, condotta sul territorio della provincia di Padova, che ha riguardato le aziende del territorio, operanti nei settori dell’industria, dell’artigianato, del commercio e dei servizi, si è articolata in due fasi.
La prima fase (indagine qualitativa) si proponeva, tramite focus group, di “esplorare il ruolo – compiti, funzioni e responsabilità – del RLS attraverso il confronto delle diverse percezioni e opinioni delle altre figure coinvolte nel processo di valutazione, quali datori di lavoro (DL), responsabili del servizio di prevenzione e protezione (RSPP), medici competenti (MC), nonché di rappresentanti di lavoratori per la sicurezza stessi, alcuni dei quali erano anche componenti delle rappresentanze sindacali unitarie (RSU)”. La seconda fase si è invece svolta, attraverso gli outcome della prima fase, tramite un’indagine quantitativa.
Successivamente, è stata condotta una seconda indagine empirica calata nel contesto scolastico veneto (129 RLS che operano in scuole con sede nella Regione Veneto) e ad essa è stata affiancata una terza indagine, che ha esplorato l’area sanitaria (42 RLS che operano in strutture sanitarie della Regione Veneto).
I risultati delle indagini
I risultati suggeriscono che “il contesto sanitario presenti livelli di conflitto con i colleghi, conflitto tra gruppi e disaffezione lavorativa significativamente più elevati rispetto agli ambiti aziendale e scolastico; nel contempo, tale comparto sembra mostrare livelli di soddisfazione per i processi, soddisfazione lavorativa nel ruolo di RLS, soddisfazione lavorativa in generale, raggiungimento degli obiettivi e valutazione generale della performance significativamente inferiori rispetto agli altri due contesti”.
Dalle analisi dei risultati si evincono poi alcune considerazioni di rilievo “sia sotto il profilo individuale, con particolare riferimento alla percezione del ruolo da parte dei RLS stessi, sia sul piano organizzativo più ampio”. Ad esempio “emerge la percezione da parte dei RLS di svolgere una funzione articolata e complessa, che non si esaurisce nell’essere consultati e messi a conoscenza delle diverse situazioni di rischio, ma si estrinseca attraverso la loro attiva partecipazione e proposta di soluzioni sia di fronte ai possibili reali rischi, sia di miglioramento dell’esistente. Ciò anche alla luce delle caratteristiche personali in termini di resilienza e autoefficacia proprie dei partecipanti. In generale, non sembrano essere presenti in grado significativo livelli di conflittualità tali da far supporre la presenza di un disagio lavorativo dovuto all’adempimento dei loro compiti, funzioni e responsabilità legate al ruolo di RLS”.
Tuttavia, continua il documento, “si può dimostrare come intervenendo sulla percezione di possibili conflittualità, che possono essere diverse a seconda del campione considerato, migliorano la soddisfazione e la performance sia direttamente, sia attraverso un maggior livello di coinvolgimento nel lavoro del RLS. Tali relazioni potrebbero agire con maggior forza nel promuovere il benessere dei RLS, attraverso un rafforzamento di risorse positive, con particolare riferimento alla resilienza”.
Riguardo poi alla multifattorialità delle problematiche di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, “che richiede competenze pluridisciplinari, sia nella fase di valutazione dei rischi sia nella successiva definizione e gestione delle misure di prevenzione”, la figura del RLS, per svolgere efficacemente il proprio ruolo, “dovrebbe essere coinvolta in una concreta e proficua collaborazione con le altre figure professionali”. Risulta poi altrettanto centrale anche l’adozione di modelli organizzativi orientati alla Responsabilità Sociale di Impresa (RSI) “non solo nelle aziende di medio-grandi dimensioni, ma anche in quelle di piccole dimensioni e artigianali”.
Inoltre la figura del RLS “dovrebbe essere adeguatamente supportata, per impedire che motivazione e impegno vengano sostituite da disaffezione e senso di inefficacia professionale”. E sono importanti “iniziative di formazione-intervento, volte a favorire un apprendimento trasformativo”: sono tra “i fabbisogni espressi dai RLS e dalle altre figure della prevenzione coinvolti e potranno consentire di superare una logica puramente adempitiva verso una cultura della responsabilità e della sicurezza”.
Concludiamo rimandando alla lettura integrale del documento che riporta anche utili linee d’azione e si auspica che i bisogni formativi espressi “si possano tradurre in attività di formazione, che attraverso l’uso di metodologie didattiche attive e interattive, sappiano coinvolgere i RLS in una costruzione partecipata di conoscenze e competenze trasferibili nel proprio lavoro”. E riguardo a quanto indicato dalla normativa vigente si segnala che “la veloce obsolescenza delle conoscenze connessa ai rapidi cambiamenti nel mondo del lavoro, il superamento del concetto del posto di lavoro fisso a favore di una sempre maggiore flessibilità organizzativa, la stessa richiesta dei RLS di una formazione continua e meno generica”, sembrano suggerire la necessità di una “integrazione dei percorsi didattici attualmente previsti con l’obiettivo di fornire ai RLS conoscenze, competenze e capacità che favoriscono l’autoapprendimento e la formazione continua, prevedendo nel contempo maggiori risorse per lo svolgimento di tale attività”.
Parti di tali risorse “potrebbero essere orientate a favorire incontri di confronto tra pari, vissuti dai RLS come spazi privilegiati per lo scambio di buone pratiche e per una riflessione sul ruolo che, se correttamente interpretato e pienamente esperito, in sinergia con le altre figure della prevenzione, può non solo contribuire a creare ambienti di lavoro sani e sicuri ma promuovere all’interno delle organizzazioni innovazione, efficienza nell’uso delle risorse e occupazione di qualità”.
E, infine, gli RLS evidenziano che “un ambiente di lavoro che promuove il benessere organizzativo è un ambiente in cui è stata superata la tradizionale visione dell’opposizione tra produttività e sicurezza a favore di una filosofia per la quale solo il presidio integrato della qualità del prodotto, delle materie prime e dei processi, della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente e della produttività può garantire vantaggi competitivi duraturi nel tempo in un mercato sempre più globalizzato”. Ed è quindi importante “promuovere contemporaneamente azioni per uno sviluppo all’interno delle aziende di una cultura della sicurezza ‘positiva’, da cui trarrà beneficio anche la figura del RLS”.
FONTE: Puntosicuro.it