Con il Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, ha preso corpo in Italia un progetto di razionalizzazione in un unico testo della complessa normativa che riguarda la ricca legislazione in materia di sicurezza e salute nel mondo del lavoro.
Malgrado questo importante sforzo di coordinamento in questi dieci anni sono state segnalate e riscontrate difficoltà pratiche ed interpretative che, nella maggior parte dei casi, si sono tradotte in varie modifiche della normativa, spesso inserite in altre leggi e decreti.
È mancata una revisione coerente e razionale dell’intero impianto normativo in grado di cogliere tutte le modifiche, di risolvere le eventuali lacune e di colmare i ritardi delle norme applicative. Una revisione che sarebbe dovuta scaturire da una idonea attività di monitoraggio, come avvenne in occasione del precedente D.Lgs. 626/94, in grado di rilevare, da parte dei soggetti coinvolti, le eventuali criticità e le relative proposte.
Il monitoraggio del D.Lgs. 81/2008
In occasione dei dieci anni di applicazione del D.Lgs. 81/2008 (e del successivo decreto correttivo D.Lgs. 106/2009), l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro ( AiFOS) ha ritenuto fondamentale avviare un monitoraggio relativo all’applicazione del Testo Unico.
Con questa nuova e importante attività di ricerca l’Associazione non si propone di modificare il D.Lgs. 81/2008, compito che spetta al legislatore, ma di fornire un’attenta lettura e interpretazione sull’andamento complessivo del decreto al fine di fornire utili indicazioni per un suo idoneo aggiornamento e revisione.
Come è stato ideato e avviato il monitoraggio?
L’iniziativa di realizzare il monitoraggio dell’applicazione del D.Lgs. 81/2008 è stata avanzata dall’ingegnere Marco Masi, Presidente del Comitato Scientifico dell’AiFOS, in occasione del convegno “ D. Lgs. 81/2008. A dieci anni dall’entrata in vigore, quali prospettive?”, un convegno sui dieci anni del Testo Unico che si è tenuto a Roma il 15 maggio 2018 (in occasione del 10° anniversario della sua pubblicazione, il 15 maggio 2008).
Nel corso della Convention AiFOS 2018 (giugno 2018) la proposta è stata accolta dai soci confermando il desiderio dell’Associazione di rimanere in prima fila ed all’avanguardia nel dibattito sulla formazione alla salute e sicurezza in Italia.
A tutti gli associati AiFOS è stato poi sottoposto un primo questionario preliminare, di carattere generale, per partecipare alla stesura delle linee di indirizzo del monitoraggio vero e proprio. I risultati di tale primo questionario sono stati presentati a Bologna in occasione della manifestazione Ambiente e Lavoro 2018 e si sono successivamente concretizzati in dieci questionari riferiti ciascuno ad una delle figure della sicurezza individuate dal Testo Unico.
Come si svilupperà il monitoraggio?
Il monitoraggio elaborato dall’Associazione AiFOS si baserà essenzialmente sulle risposte e sui dati forniti dalle figure della sicurezza individuate dal Testo Unico 81 (RSPP, RLS, Datori di lavoro, ecc.) che in questi dieci anni hanno operato all’interno delle aziende svolgendo le azioni formative previste dal decreto.
L’efficacia di questa modalità di monitoraggio si basa proprio su un’inversione di tendenza rispetto alle più usuali indagini accademiche: si parte dalla realtà vissuta direttamente dai soggetti coinvolti. I dati emersi dal monitoraggio saranno messi a disposizione degli esperti, degli studiosi e di quanti inizieranno un’opera di analisi per una attenta revisione ed aggiornamento della normativa.
Come associazione di formatori, il monitoraggio affronterà in prima istanza le criticità e gli strumenti legati all'ambito della formazione.
Questa attività di monitoraggio si inserisce nel continuo e incessante lavoro di ricerca dell’Associazione AiFOS che, partendo dal presupposto che una efficace prevenzione dipenda anche dalla consapevolezza di quanto avviene realmente nei luoghi di lavoro, ha realizzato varie indagini su vari attori della sicurezza aziendale: lavoratori (2009), formatori (2010), datori di lavoro (2011), medici competenti (2012) e coordinatori per la sicurezza (2013). E ha poi approfondito anche rilevanti temi come la formazione eLearning (2014), il rapporto tra risorse umane e sicurezza sul lavoro (2015), la sicurezza nelle strutture scolastiche (2016), l’efficacia della formazione (2017) e la collaborazione tra RLS, RSPP e Medico Competente (2018).
Come per le altre ricerche, anche in questo caso i risultati del monitoraggio verranno a costituire il futuro Rapporto AiFOS 2019 e saranno adeguatamente presentati in futuri convegni.
I dieci questionari per il monitoraggio del Testo Unico
I questionari elaborati sono dedicati a: RSPP/ASPP, Formatori, Coordinatori della sicurezza, Medici Competenti, Datori di lavoro, Dirigenti, Lavoratori, RLS, Addetti al Primo Soccorso, Addetti Antincendio.
Fonte: Puntosicuro
Indicazioni di sicurezza antincendio nella progettazione, nel collaudo e nella manutenzione delle reti di idranti a secco.
Una rete naspi o idranti “a secco” è costituita da un sistema di tubazioni fisse per l’alimentazione idrica di uno o più apparecchi di erogazione antincendio, non mantenuta in pressione d’acqua durante il normale esercizio. La rete antincendio viene riempita di acqua in pressione solo al momento dell’attivazione della stessa per l’emergenza. Normalmente tale tipo d’impianto viene previsto nei casi in cui le condizioni climatiche potrebbero causare il congelamento dell’acqua nelle tubazioni. Alcune reti infatti sono previste per il funzionamento in modalità a secco solo per il periodo invernale; in tale condizione la rete si trova generalmente in stand-by con le tubazioni che al loro interno hanno aria alla pressione atmosferica.
Gli impianti a secco devono essere realizzati a regola d’arte con riferimento al disposto della norma UNI/TS 11559:2014 e UNI 10779:2014. Tali reti si compongono di alimentazione idrica, rete di tubazioni fisse, preferibilmente ad anello, a uso esclusivo antincendio, opportuni ancoraggi (a distanza reciproca non superiore a 4 metri), attacco di mandata per autopompa VVF, valvole di sezionamento e apparecchi erogatori, nonché punti di drenaggio. Come noto l’attacco in mandata per autopompa è un dispositivo per mezzo del quale può essere immessa acqua in pressione nella rete idranti/naspi in condizioni di emergenza; deve essere montato in modo da poter essere collegato alla tubazione di alimentazione senza che si determinino strozzature e deve essere ubicato in posizione protetta rispetto all’incendio presumibile in modo da poter essere utilizzato agevolmente in emergenza; l’attacco inoltre deve essere perfettamente visibile e segnalato, protetto da urti e danni meccanici e stabilmente ancorato al suolo o a strutture di fabbricati.
Le valvole di sezionamento della rete naspi/idranti devono essere in numero opportuno e accuratamente previste allo scopo di limitare al massimo il numero di erogatori posti contemporaneamente fuori servizio; in proposito si ricorda che si ritiene ammissibile l’esclusione al massimo del 50% degli erogatori al servizio di ciascun compartimento o di cinque idranti esterni, ove previsti. Le valvole di sezionamento dell’impianto devono essere ubicate in posizione accessibile e segnalata e devono essere bloccate mediante apposito dispositivo nella posizione normale di funzionamento.
Le tubazioni idrauliche devono essere ubicate in posizione protetta da urti meccanici e da danneggiamenti e devono essere svuotabili senza dover smontare componenti significativi dell’impianto.
Le tubazioni, normalmente prive di acqua, vengano poste in pressione al momento dell’attivazione attraverso l’apertura di una o più valvole a diluvio attivate da un comando manuale o automatico. La rete può essere piena d’aria a pressione atmosferica oppure in leggera sovrappressione, ottenuta con gas inerte o aria; può avere un’alimentazione idrica indipendente come da norma UNI 10779 oppure può essere derivata una rete idranti antincendio a umido; l’alimentazione idrica in ogni caso dovrà essere in grado di garantire portata e pressione richiesta dall’impianto.
Le tubazioni della rete naspi/idranti a secco devono essere completamente svuotabili, mediante valvole di drenaggio presenti in ogni parte inferiore delle condotte aventi diametro DN 20 provviste di tappo di sicurezza. Inoltre le tubazioni devono essere provviste di dispositivi di sfiato dell’aria, in numero idoneo e in posizioni opportune in funzione della composizione dell'impianto. I dispositivi di sfiato dell’aria devono essere ubicati in maniera da assicurare l’uscita dell’aria e allo stesso modo anche lo svuotamento dell’acqua dovrà essere consentito senza rischi o problemi. Il numero delle aperture di sfiato e di svuotamento deve essere valutato in sede di progetto in funzione della necessità e riscontrato in fase di collaudo.
Le reti di idranti a secco, se non correttamente progettate, possono esporre l’utilizzatore a seri problemi dovuti alla compressione dell’aria nelle tubazioni durante la fase di riempimento della rete con l’acqua, con conseguenti ripercussioni sul sistema ed in particolare sul dispositivo di erogazione utilizzato dall’operatore. Il progettista pertanto deve valutare, in relazione alla dislocazione e alla complessità della rete, il l’esatta ubicazione dei dispositivi di sfiato e il numero di valvole a diluvio per garantire il completo riempimento di tutte le tubazioni al momento dell’erogazione idrica e per ottenere l’erogazione dalla lancia idrica dell’apparecchio più sfavorito idraulicamente, in un tempo massimo di 90 secondi dall’attivazione del pulsante di azionamento posto in prossimità dell’apparecchio stesso di erogazione.
In un impianto idranti/naspi a secco le valvole a diluvio di apertura a comando remoto separano la rete in pressione d’acqua dalla rete a secco. Le stesse devono essere ubicate in posizione visibile, raggiungibile e segnalata, devono essere perfettamente ispezionabili, protette dall’umidità e ovviamente dal gelo. Oltre a ciò ogni valvola a diluvio deve essere immediatamente azionabile, come già detto, da pulsante ubicato in prossimità di ogni apparecchio di erogazione, in grado di operare l’aperura della valvola mediante sistema elettrico, pneumatico o idraulico senza altri consensi. Dovrà in tale circostanza essere attivato un segnale di allarme, utile a indicare lo stato di funzionamento dell’impianto e il suo riempimento con acqua.
Ovviamente l’impianto e i suoi componenti principali dovranno essere identificati da cartellonistica di sicurezza idonea e conforme al disposto del D. Lgs. 81/2008.
Il progetto dell’impianto
Occorre in primo luogo riscontrare la documentazione di progetto che deve consistere almeno di relazione tecnica, relazione di calcolo, disegni e lay-out dell’impianto. Il progetto dell’impianto deve includere una planimetria riportante l’esatta ubicazione dei dispositivi di sfiato e delle valvole a diluvio della rete, la posizione dei punti di prova e di verifica e delle attrezzature nonché i dati tecnici dell’impianto.
La relazione tecnica deve riportare la classificazione del livello di pericolosità dell’impianto, le caratteristiche dell’alimentazione e le prestazioni idrauliche.
Il collaudo dell’impianto
Con riferimento alla rete naspi/idranti a secco il collaudo deve prevedere l’accertamento della rispondenza al progetto e la verifica della conformità dei componenti utilizzati; occorrerà poi procedere all’esame generale dell’impianto, della tipologia e delle caratteristiche delle alimentazioni, delle pompe (se previste) dei diametri delle tubazioni, della spaziatura e della configurazione dei sostegni, la prova idrostatica delle tubazioni ad una pressione di almeno 1,5 volte quella di esercizio con un minimo di 1,5 MPa per un tempo non inferiore a due ore; la apertura degli erogatori per riscontrare il corretto flusso d’acqua in tutti i rami dell’impianto e la verifica delle prestazioni idrauliche dell’impianto.
Infine, occorrerà verificare:
il tempo di erogazione idrica dall’apparecchio erogatore disposto in posizione più remota, da momento dell’attivazione del pulsante di azionamento posto in prossimità dell’apparecchio stesso;
il completo riempimento di tutte le tubazioni a secco al momento dell’erogazione;
l’utilizzo in sicurezza degli apparecchi di erogazione in fase operativa, con particolare riferimento a quelli che utilizzano tubazioni flessibili.
Manutenzione periodica dell’impianto
La manutenzione periodica è sempre a carico del responsabile dell’attività, che è tenuto a mantenere l’impianto in perfetta efficienza, si pure avvalendosi di personale manutentore esperto. La manutenzione di naspi e idranti deve essere effettuata almeno due volte all’anno in conformità alla norma UNI EN 671-3 e alle istruzioni contenute nel manuale di uso e manutenzione predisposto dall’installatore dell’impianto.
Le tubazioni flessibili e semirigide, collegate a naspi o idranti o comunque disponibili a corredo di idranti soprasuolo e sottosuolo devono essere verificate annualmente alla pressione di rete per riscontrarne l’integrità. In ogni caso ogni cinque anni dovrà essere prevista la prova idraulica delle tubazioni flessibili e semirigide.
Per gli attacchi autopompa occorrerà riscontrare con periodicità semestrale la manovrabilità delle valvole, e la tenuta della valvola di ritegno.
Per gli idranti soprasuolo e sottosuolo le operazioni di manutenzione dovranno consistere nella verifica della manovrabilità della valvola principale in apertura e chiusura, nell’apertura dei tappi e nel riscontro della funzionalità dei drenaggi, nella verifica (e ripristino ove necessario) della segnaletica e cartellonistica e del corredo degli idranti.
Almeno semestralmente occorrerà riscontrare l’accessibilità e fruibilità di manichette e naspi e l’assenza di corrosione.
Tutte le operazioni di manutenzione devono essere sempre annotate in un apposito registro dove si segnaleranno i lavori svolti sull’impianto e le eventuali modifiche apportate, le prove eseguite, l’esito delle verifiche periodiche.
In più occorrerà procedere alla prova funzionale dell’impianto con attivazione delle valvole a diluvio, dei dispositivi di sfiato e alla verifica del tempo di erogazione idrica di novanta secondi massimo almeno una volta all’anno e comunque ogni volta che l’impianto sia rimesso in servizio dopo un periodo di inattività.
Fonte: Puntosicuro
L’Oms ha comunicato di aver ufficialmente riconosciuto la sindrome da burn-out come fenomeno di origine occupazionale e di averla appena inclusa nella revisione della classificazione internazionale delle malattie – International Classification of Diseases (ICD-11) .
Dalla nota della stessa Organizzazione mondiale della sanità del 28 maggio 2019 si apprende che il burn-out è stato catalogato nella Icd-11 alla voce Fattori che influenzano lo stato di salute o il contatto con i servizi sanitari sotto gruppo Fattori che influenzano lo stato di salute. Ovvero tra gli avvenimenti non classificati come malattia ma capaci di indurre la persona a contattare i servizi sanitari.
Con tale definizione: “Il burn-out è una sindrome concettualizzata come conseguenza dello stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo.
È caratterizzato da tre dimensioni:
- sentimenti di esaurimento o esaurimento energetico;
- maggiore distanza mentale dal proprio lavoro, o sentimenti di negativismo o cinismo relativi al proprio lavoro;
- ridotta efficacia professionale.
Il burn-out si riferisce specificamente ai fenomeni nel contesto occupazionale e non dovrebbe essere applicato per descrivere esperienze in altri ambiti della vita”.
Fonte: Puntosicuro
È stata rilasciata dall’Ispettorato nazionale del lavoro la revisione aprile 2019 del Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro.
Le novità inserite sono:
- Decreto Interministeriale 22 gennaio 2019 – Individuazione della procedure di revisione, integrazione e apposizione della segnaletica stradale destinata alle attività lavorative che si svolgono in presenza di traffico veicolare;
- nuove tariffe verifiche periodiche attrezzature da lavoro da allegato I nota n. 4393 del 04/03/2019 del Ministero del Lavoro;
- ventunesimo elenco soggetti abilitati verifiche periodiche;
- interpelli sicurezza lavoro 1,2,3 del 2019;
- riferimenti Dpi al Decreto Legislativo 19 febbraio 2019, n. 17;
- decreto legislativo 4 dicembre 1992, n. 475, così come modificato dall’art. 1 del Decreto Legislativo 19 febbraio 2019, n. 17.
Per consultare il Testo Unico aggiornato ad aprile 2019, clicca il seguente link:
Testo unico aggiornato aprile 2019
La precedente revisione è datata febbraio 2019.
Affaticamento muscolare: vi segnaliamo che l'istituto francese INRS (Institut National de Recherches et de Sécurité) ha progettato un prototipo di manichino digitale che simula in parte la variabilità dei movimenti a causa dell'affaticamento muscolare dell'operatore.
Obiettivo: incoraggiare i progettisti a pensare meglio alle workstation.
I manichini digitali sono dotati di un software che simula in 3D l'attività di un operatore sulla sua postazione di lavoro. Sono utilizzati nella progettazione di postazioni di lavoro in molti settori di attività. Un vero e proprio vantaggio per la prevenzione dei rischi professionali, questi software consentono di anticipare i movimenti dell'operatore e stimare alcuni vincoli fisici associati (sforzi, posture, dispendio energetico, disagio, ecc.).
Per sviluppare questo software, l'INRS ha condotto uno studio tra il 2014 e il 2018 in collaborazione con l'Istituto di sistemi intelligenti e robotica (ISIR). Ha portato alla creazione di un prototipo di manichino digitale che incorpora parte di questa variabilità.
Per leggere l'articolo intero, clicca il seguente link:
Fonte: INRS