Più volte abbiamo sottolineato come nel modello di prevenzione dei rischi lavorativi, introdotto con il recepimento delle Direttive Europee, sia stato attribuito ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) un ruolo molto rilevante per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, anche per l’importante funzione di collegamento tra datore di lavoro e lavoratori.
Per comprendere come venga percepito dagli RLS questo ruolo e cosa sia necessario fare per ovviare ad eventuali criticità, il Servizio di Prevenzione, Igiene e Sicurezza sul Lavoro (SPISAL) dell’ Azienda ULSS 6 Euganea, in collaborazione con l’Università di Padova, ha promosso un progetto di ricerca che ha coinvolto i RLS dell’Industria e dei Servizi, della Scuola e della Sanità della Regione Veneto. E la pubblicazione che raccoglie i risultati dello studio è stata presentata e resa disponibile tra i documenti correlati al convegno “ Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza ai tempi dell’industria 4.0 Quale ruolo? Riflessioni e proposte” organizzato il 27 novembre 2017 a Padova.
Conoscere la realtà e il ruolo degli RLS
Con la pubblicazione “Ruolo dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Compiti, funzioni e responsabilità. Tre indagini empiriche” - a cura De Carlo Nicola Alberto, Dal Corso Laura, Girardi Damiano, Carluccio Francesca, Bartolucci Giovanni Battista, Olivieri Armando, Benacchio Luca, Bizzotto Rosana, Ferraro Antonella, Magosso Doriano e Vianello Liviano – gli Spisal delle ex ULSS 15, 16 e 17 della Provincia di Padova, ora AULSS 6 Euganea, hanno dunque promosso un “progetto di ricerca per studiare, a 20 anni dall’istituzione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), le attività e il ruolo di questa figura che, essendo al centro delle relazioni tra datore di lavoro e lavoratori, rappresenta una delle componenti principali del sistema di prevenzione aziendale”.
L’obiettivo dello studio è consistito nell’analizzare e illustrare, “attraverso l’elaborazione di un questionario autocompilato – che indaga l’area del coinvolgimento, l’area delle relazioni, l’area delle competenze e l’area della formazione – gli aspetti di seguito indicati:
- quali compiti e quali funzioni sono realmente presidiati dai RLS;
- come viene autopercepito il ruolo da parte di chi lo esercita;
- quali sono le azioni da promuovere e mettere in campo per ovviare agli aspetti di criticità eventualmente evidenziati”.
Le tre ricerche empiriche
Le tre ricerche presentate sono incentrate sulla “messa a fuoco di ruoli, compiti, funzioni e responsabilità dei RLS, sia in relazione a quanto contenuto nel d.lgs. n. 81/2008 e successive modifiche e integrazioni, sia delle buone prassi e consuetudini che operativamente stanno caratterizzando il ruolo dei RLS”.
La prima indagine empirica, condotta sul territorio della provincia di Padova, che ha riguardato le aziende del territorio, operanti nei settori dell’industria, dell’artigianato, del commercio e dei servizi, si è articolata in due fasi.
La prima fase (indagine qualitativa) si proponeva, tramite focus group, di “esplorare il ruolo – compiti, funzioni e responsabilità – del RLS attraverso il confronto delle diverse percezioni e opinioni delle altre figure coinvolte nel processo di valutazione, quali datori di lavoro (DL), responsabili del servizio di prevenzione e protezione (RSPP), medici competenti (MC), nonché di rappresentanti di lavoratori per la sicurezza stessi, alcuni dei quali erano anche componenti delle rappresentanze sindacali unitarie (RSU)”. La seconda fase si è invece svolta, attraverso gli outcome della prima fase, tramite un’indagine quantitativa.
Successivamente, è stata condotta una seconda indagine empirica calata nel contesto scolastico veneto (129 RLS che operano in scuole con sede nella Regione Veneto) e ad essa è stata affiancata una terza indagine, che ha esplorato l’area sanitaria (42 RLS che operano in strutture sanitarie della Regione Veneto).
I risultati delle indagini
I risultati suggeriscono che “il contesto sanitario presenti livelli di conflitto con i colleghi, conflitto tra gruppi e disaffezione lavorativa significativamente più elevati rispetto agli ambiti aziendale e scolastico; nel contempo, tale comparto sembra mostrare livelli di soddisfazione per i processi, soddisfazione lavorativa nel ruolo di RLS, soddisfazione lavorativa in generale, raggiungimento degli obiettivi e valutazione generale della performance significativamente inferiori rispetto agli altri due contesti”.
Dalle analisi dei risultati si evincono poi alcune considerazioni di rilievo “sia sotto il profilo individuale, con particolare riferimento alla percezione del ruolo da parte dei RLS stessi, sia sul piano organizzativo più ampio”. Ad esempio “emerge la percezione da parte dei RLS di svolgere una funzione articolata e complessa, che non si esaurisce nell’essere consultati e messi a conoscenza delle diverse situazioni di rischio, ma si estrinseca attraverso la loro attiva partecipazione e proposta di soluzioni sia di fronte ai possibili reali rischi, sia di miglioramento dell’esistente. Ciò anche alla luce delle caratteristiche personali in termini di resilienza e autoefficacia proprie dei partecipanti. In generale, non sembrano essere presenti in grado significativo livelli di conflittualità tali da far supporre la presenza di un disagio lavorativo dovuto all’adempimento dei loro compiti, funzioni e responsabilità legate al ruolo di RLS”.
Tuttavia, continua il documento, “si può dimostrare come intervenendo sulla percezione di possibili conflittualità, che possono essere diverse a seconda del campione considerato, migliorano la soddisfazione e la performance sia direttamente, sia attraverso un maggior livello di coinvolgimento nel lavoro del RLS. Tali relazioni potrebbero agire con maggior forza nel promuovere il benessere dei RLS, attraverso un rafforzamento di risorse positive, con particolare riferimento alla resilienza”.
Riguardo poi alla multifattorialità delle problematiche di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, “che richiede competenze pluridisciplinari, sia nella fase di valutazione dei rischi sia nella successiva definizione e gestione delle misure di prevenzione”, la figura del RLS, per svolgere efficacemente il proprio ruolo, “dovrebbe essere coinvolta in una concreta e proficua collaborazione con le altre figure professionali”. Risulta poi altrettanto centrale anche l’adozione di modelli organizzativi orientati alla Responsabilità Sociale di Impresa (RSI) “non solo nelle aziende di medio-grandi dimensioni, ma anche in quelle di piccole dimensioni e artigianali”.
Inoltre la figura del RLS “dovrebbe essere adeguatamente supportata, per impedire che motivazione e impegno vengano sostituite da disaffezione e senso di inefficacia professionale”. E sono importanti “iniziative di formazione-intervento, volte a favorire un apprendimento trasformativo”: sono tra “i fabbisogni espressi dai RLS e dalle altre figure della prevenzione coinvolti e potranno consentire di superare una logica puramente adempitiva verso una cultura della responsabilità e della sicurezza”.
Concludiamo rimandando alla lettura integrale del documento che riporta anche utili linee d’azione e si auspica che i bisogni formativi espressi “si possano tradurre in attività di formazione, che attraverso l’uso di metodologie didattiche attive e interattive, sappiano coinvolgere i RLS in una costruzione partecipata di conoscenze e competenze trasferibili nel proprio lavoro”. E riguardo a quanto indicato dalla normativa vigente si segnala che “la veloce obsolescenza delle conoscenze connessa ai rapidi cambiamenti nel mondo del lavoro, il superamento del concetto del posto di lavoro fisso a favore di una sempre maggiore flessibilità organizzativa, la stessa richiesta dei RLS di una formazione continua e meno generica”, sembrano suggerire la necessità di una “integrazione dei percorsi didattici attualmente previsti con l’obiettivo di fornire ai RLS conoscenze, competenze e capacità che favoriscono l’autoapprendimento e la formazione continua, prevedendo nel contempo maggiori risorse per lo svolgimento di tale attività”.
Parti di tali risorse “potrebbero essere orientate a favorire incontri di confronto tra pari, vissuti dai RLS come spazi privilegiati per lo scambio di buone pratiche e per una riflessione sul ruolo che, se correttamente interpretato e pienamente esperito, in sinergia con le altre figure della prevenzione, può non solo contribuire a creare ambienti di lavoro sani e sicuri ma promuovere all’interno delle organizzazioni innovazione, efficienza nell’uso delle risorse e occupazione di qualità”.
E, infine, gli RLS evidenziano che “un ambiente di lavoro che promuove il benessere organizzativo è un ambiente in cui è stata superata la tradizionale visione dell’opposizione tra produttività e sicurezza a favore di una filosofia per la quale solo il presidio integrato della qualità del prodotto, delle materie prime e dei processi, della sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente e della produttività può garantire vantaggi competitivi duraturi nel tempo in un mercato sempre più globalizzato”. Ed è quindi importante “promuovere contemporaneamente azioni per uno sviluppo all’interno delle aziende di una cultura della sicurezza ‘positiva’, da cui trarrà beneficio anche la figura del RLS”.
FONTE: Puntosicuro.it
Segnaliamo, ancora una volta, un terribile incidente sul lavoro, ricordando che la sicurezza sull lavoro non andrebbe mai persa di vista.
Il dramma nel settore produzione dell'azienda Maus in via Caltana dove il 44enne titolare di Detto Fatto, una ditta esterna di Modena, è morto per le conseguenze di un volo da circa tre metri. Stava effettuando lo smontaggio di un macchinario, che doveva essere imballato per poi essere spedito negli Stati Uniti, quando all'improvviso ha perso stabilità ed è caduto, sbattendo violentemente la testa su un altra macchina e procurandosi un profondo taglio che ha causato un arresto cardiocircolatorio. Pare non fosse assicurato con un imbrago, il che ha reso fatale il volo.
Le indagini
Inutili i soccorsi, arrivati sul posto con l'ambulanza e l'elicottero: la salma è rimasta all'interno del capannone fino alle 13 circa, per consentire i rilievi del caso a cura dei carabinieri e dei tecnici dello Spisal. Sono in corso gli accertamenti per chiarire la dinamica.
Il dubbio sui contratti
Stando alle prime dichiarazioni rese dai sindacati, l'uomo era arrivato con altri due dipendenti dell'azienda modenese a cui era stato appaltato il lavoro di smontaggio e imballo di uno dei macchinari ad alta tecnologia prodotti nella fabbrica di Campodarsego. Sembra che i due colleghi del deceduto fossero al primo giorno di impiego e che non avessero ancora ufficialmente firmato il contratto. Radunati in assemblea, i lavoratori non nascondono la loro rabbia e preoccupazione per le norme di sicurezza.
Le difficoltà economiche
La ditta, che attualmente conta circa 40 dipendenti, è stata al centro di alcune vertenze sindacali negli ultimi mesi, che hanno portato alla dimissione volontaria di diversi lavoratori. Nel 2017 l'acquisizione da parte del gruppo presieduto da Giorgio Rossi Cairo dopo una serie di difficoltà finanziarie e la domanda di concordato, per salvaguardare la produzione. Recentemente, dopo aver ricevuto alcune importanti commesse e trovandosi sotto organico, Maus ha appaltato una serie di lavori a ditte esterne, come accaduto stamattina. Nei mesi in cui la ditta, anche se in carenza di personale, ha ripreso piede nel settore, diversi sono stati gli incontri promossi da Fiom e Cisl per monitorare le condizioni dei lavoratori.
La rabbia dei sindacati
É un'azienda di altissima tecnologia che produce macchinari automatizzati di eccellenza - afferma il segretario provinciale Fiom, Loris Scarpa -. Maus sta soffrendo difficoltà finanziarie che, come capita in molti altri casi, possono riflettersi sugli investimenti sulla sicurezza, che non vengono fatti. É una situazione devastante quella della sicurezza sul lavoro nell'Alta Padovana: dopo la crisi ci sono sempre più multinazionali ma pochissimi investimenti.
Per Fiom è intervenuta anche Anna Zanoni, perentoria nel pretendere chiarezza sulle condizioni dei lavoratori: Verificheremo anche il controllo sulla regolarità dei dipendenti che operano in azienda. I colleghi sono comprensibilmente sconvolti, non lasceremo perdere, perchè quando si parla di incidenti sul lavoro non si tratta mai di fatalità. A questo proposito il sindacato richiederà con la massima urgenza un incontro con l'azienda, confermano, per chiarirne le responsabilità.
FONTE: Padovaoggi.it
Pare ci sia una tecnologia, finanziata dal governo cinese, che accoppiata a un'intelligenza artificiale permette di tenere sotto controllo lo stato emotivo dei lavoratori.
Lo scandalo Facebook / Cambridge Analytica potrebbe essere surclassato da un nuovo e più eclatante datagate, rivelato dal sito di informazione cinese South China Morning Post.
Secondo quanto riportato online da Stephen Chen, il governo di Pechino avrebbe messo a punto una tecnologia che, tramite l'analisi delle onde cerebrali, permetterebbe il monitoraggio da remoto degli stati d'animo delle persone.
Il sistema consentirebbe cioè alle aziende di intercettare gli stati di stress, depressione o affaticamento dei propri dipendenti e modificare le condizioni di lavoro in modo da ottimizzare i flussi produzione.
La tecnologia, studiata e realizzata dal gigante dell'elettronica Hangzhou Zhongheng Electric grazie a ingenti investimenti pubblici, utilizzerebbe speciali sensori annegati nel tessuto di cappelli e cuffiette indossate dai lavoratori: i dati raccolti verrebbero trasmessi in modalità wireless a un sistema di intelligenza artificiale che, in base allo stato mentale delle persone, riorganizzerebbe in tempo reale la lunghezza e la frequenza delle pause.
Secondo quanto riportato dal giornale online, il monitoraggio emotivo sarebbe già in uso da parte di diverse aziende private ed enti governativi tra cui la polizia, l'esercito, il personale delle ferrovie.
Zhao Binjian, manager di un'impresa specializzata nella logistica, spiega a Stephen Chen come la sua azienda, grazie a questa tecnologia, sia riuscita a ridurre gli errori commessi dai dipendenti, aumentando l'efficienza complessiva.
La validità e i risulitati del sistema di monitoraggio emotivo sono confermati da Jin Jia, professore di scienze cognitive all'università di Ningbo (Zhejiang, Cina), secondo il quale "un lavoratore in balia delle proprie emozioni mette a rischio la produttività dell'azienda" e, in alcuni casi, anche la sicurezza propria e degli altri.
Ecco perché tra i principali utilizzatori di questo speciale sistema di controllo ci sarebbe anche la società che gestisce la linea ferroviaria ad alta velocità Pechino-Shangai, una delle più trafficate al mondo, dove un errore umano può essere catastrofico.
Secondo quanto riportato dal giornale, i lavoratori non hanno preso benissimo questa novità, ma in Cina non ci sono leggi che limitano il datore di lavoro nell'imporre strumenti di questo tipo.
Funziona o è propaganda?
Gli scienziati del MIT sono scettici: un elettroencefalogramma così superficiale - affermano in un comunicato ad hoc - come quello che può essere effettuato indossando un cappellino, può raccogliere davvero poche informazioni. E comunque la correlazione tra questi segnali e gli stati emotivi delle persone è ancora poco chiara e in gran parte da dimostrare.
Per gli americani è insomma l'ennesima boutade del governo di Pechino per posizionare il Paese tra i più evoluti nello sviluppo dell'intelligenza artificiale e delle nuove tenologie. Se così fosse, sarebbe un sollievo: perché se il controllo emotivo funzionasse per davvero, metterebbe in mano ai "padroni" (per usare un vecchio e dimenticato appellativo) un potere enorme e fuori controllo.
FONTE: Focus.it
Le indicazioni generali per la sicurezza dei carrelli elevatori
Si indica che i carrelli elevatori possono essere tipo elettrico (funzionano mediante motori elettrici alimentati da batterie) o con motore a combustione interna e che nella scelta dei carrelli, “si deve tener conto del fatto che i carrelli con motore a combustione interna trasportano combustibile infiammabile, emettono gas di scarico contenenti sostanze tossiche e possono emettere rumori fastidiosi”.
In particolare tutti i carrelli elevatori con motore a combustione interna devono: “avere un efficiente sistema di scarico dotato di silenziatore e, se necessario di filtro di depurazione;
essere dotati di estintore”.
Alcune indicazioni per la sicurezza degli operatori:
- “le forche dei carrelli elevatori devono essere progettate in modo tale che non possano sganciarsi accidentalmente o che si spostino lateralmente quando sono in funzione. Le forche di un carrello sono accessori di sollevamento e devono essere, pertanto, sottoposte a collaudi e certificate prima della loro messa in servizio;
- i carrelli devono essere dotati di dispositivi automatici che permettano di rallentare il movimento verso l’alto delle forche, e il movimento verso il basso, a meno che il movimento di discesa delle forche non sia motorizzato;
- tutti i punti che possano rappresentare un rischio per l’incolumità dell’operatore (pericolo di schiacciamento degli arti, agganciamento in ingranaggi, taglio) devono essere adeguatamente protetti”;
- tutti i carrelli elevatori devono essere dotati di: un clacson idoneo, un dispositivo di segnalazione acustica che entri automaticamente in funzione durante le manovre in retromarcia, due fari anteriori, due fanali posteriori, luci di posizione e catarifrangenti”.
Il documento, che vi invitiamo a leggere integralmente, riporta poi diverse indicazioni ulteriori sui fari, sui catarifrangenti e sull’importanza di adeguati fari e luci di servizio.
Altre indicazioni:
- “tutti i carrelli con cabina chiusa devono essere dotati di uno o due specchietti retrovisori;
- tutti i carrelli devono prevedere un sistema di ritenuta ( cintura di sicurezza) in grado di impedire, in caso di ribaltamento laterale del veicolo, che l’operatore sia sbalzato fuori o rimanga intrappolato dal tetto di protezione;
- le postazioni di guida di tutti i carrelli devono essere dotate di sedili a sospensione imbottiti per limitare le sollecitazioni conseguenti a carichi dinamici ed impedire lo schiacciamento delle vertebre dell’operatore. I sedili più adatti devono avere degli schienali che offrano un buon sostegno all’operatore, senza limitarne il campo visivo della parte posteriore del carrello;
- i carrelli elevatori a forche devono essere dotati di protezione, sufficientemente solida da proteggere, per quanto possibile, l’operatore dalla caduta di oggetti dall’alto. In alcuni casi, può essere necessario prevedere un’ulteriore protezione contro la caduta di piccoli oggetti dall’alto, quale ad esempio una lastra di metallo solida o perforata;
- tutti i carrelli devono essere marcati con il/i relativo/i carico/i di utilizzazione ammissibile e baricentro del carico. La targhetta del carrello deve indicare il carico di utilizzazione ammissibile per differenti posizioni del baricentro e altezze di sollevamento”.
Il documento di ImpresaSicura si sofferma anche sul colore dei mezzi, sul contenuto della targa per carrello elevatore e riporta precise indicazioni per le procedure di guida.
Procedure di guida dei carrelli elevatori
Il documento indica che i carrelli elevatori devono essere guidati:
- rispettando una velocità di sicurezza che non sia superiore a 25 Km/h;
- utilizzando la cintura di sicurezza del sedile;
- con le forche o altri accessori per il sollevamento completamente abbassati quando il carrello è parcheggiato;
- da personale adeguatamente formato allo scopo e personale con idoneità sanitaria alla mansione specifica.
Inoltre prima di iniziare il lavoro il carrellista deve fare alcuni controlli e verifiche:
- se si tratta di un mezzo con gomme pneumatiche, controllare che esse siano in buone condizioni e opportunamente gonfiate;
- assicurarsi che le forche siano correttamente posizionate e agganciate alla piastra porta forche;
- controllare che sui carrelli termici ci sia carburante e l’antigelo durante la stagione invernale;
- verificare il livello dell’olio nei vari organi e che il filtro dell’aria sia perfettamente pulito;
- controllare che sui carrelli elettrici la batteria sia caricata e sistemata;
- controllare il buono stato dei freni, l’efficienza del freno a mano e che non ci sia alcun rumore anomalo nella parte meccanica.
I divieti per i carrelli elevatori
Secondo il documento i carrelli elevatori non devono essere:
guidati:
- senza autorizzazione;
- su percorsi che non siano stati precedentemente approvati;
- con carichi che non rispettino gli standard di sicurezza;
- frenati bruscamente se non necessario e guidati in maniera pericolosa;
utilizzati per:
- sollevare carichi oltre il carico massimo ammissibile;
- sollevare un carico poco bilanciato;
- sollevare un carico utilizzando un solo braccio della forca;
- circolare con le forche sollevate oltre un’altezza nominale di 150mm, con o senza carico;
- trasportare persone, se non con carrelli specificatamente adibiti a tale scopo, sui rimorchi con o senza freni, sugli attacchi, o sulle forche;
- trainare o spingere un vagone o un altro veicolo, se non con carrelli specificatamente adibiti a tale scopo, a meno che non venga utilizzato un sistema sicuro progettato da una persona competente;
- depositare merci metalliche in punti da cui potrebbero cadere sulle batterie dei carrelli elettrici;
- lasciati su vie di circolazione;
- lasciati incustoditi con la chiave di accensione inserita.
Inoltre è necessario prestare la massima attenzione alla guida di un carrello:
- su terreno scivoloso;
- in aree in cui sia presente materiale di scarto;
- nei pressi o in corrispondenza di passaggi utilizzati dal personale;
- nel girare dietro angoli dove la visibilità sia fortemente ridotta;
- in posti con altezza libera generalmente limitata;
- su passerelle, su fossi o altri spazi aperti.
Il carrello elevatore e le manovre di accatastamento
ImpresaSicura segnala che nelle manovre di accatastamento:
- il carrello deve essere lentamente avvicinato alla catasta, con il montante inclinato all’indietro
- quando il carrello si trova sufficientemente vicino e di fronte alla catasta, i freni devono essere azionati e le forche sollevate fino a superare leggermente l’altezza dell’accatastamento;
- quando il carico si trova in corrispondenza della catasta, i freni devono essere di nuovo azionati, il montante portato in posizione verticale e il carico depositato;
- una volta ben posizionato il carico sulla pila, le forche devono essere tirate indietro (se necessario spostando leggermente il montante in avanti) allontanando il carrello dalla catasta;
- le forche devono essere abbassate in posizione di trasporto.
Mentre nelle manovre di disaccatastamento:
- il carrello deve essere avvicinato alla catasta arrestandolo quando le estremità delle forche sono a circa 300 mm dalla catasta;
- l’operatore deve controllare che i bracci della forca siano posizionati ad una distanza adeguata e che il carico non superi la portata massima ammissibile del carrello;
- una volta portate le forche all’altezza desiderata e il montante in posizione verticale o leggermente inclinato in avanti, il carrello deve essere spostato in avanti fino a che i talloni delle forche non vengano in contatto con il carico e i freni azionati;
- le forche devono essere sufficientemente sollevate per estrarre il carico dalla catasta e il montante leggermente inclinato all’indietro. Assicurarsi che durante l’operazione non vengano mossi altri carichi della catasta;
- l’operatore deve assicurarsi che il percorso da effettuare sia libero e deve sufficientemente indietreggiare con il carrello per allontanarlo dalla catasta e liberare velocemente l’area;
- il carico deve essere abbassato in posizione di trasporto, il montante inclinato completamente all’indietro e il carrello allontanato con cautela”.
La formazione del carrellista
Il documento, che riporta indicazioni anche sulle parti soggette ad usura (funi, catene) e sulla necessità di controlli e verifiche periodiche dei carrelli elevatori, si sofferma anche sulla formazione per il personale addetto all’uso dei carrelli elevatori.
Ad esempio, si sottolinea che il carrello elevatore è classificato come “attrezzatura che richiede conoscenza e responsabilità particolari” e il Datore di Lavoro dovrà far sì che tutti gli “addetti incaricati dell’uso dispongano di ogni necessaria informazione e formazione e un addestramento adeguati” con riferimento a quanto indicato nell’ Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012 che ha regolato durata, modalità di erogazione e contenuti della formazione.
Ricordiamo in conclusione che se la durata minima del corso è di 12 ore (modulo giuridico, modulo tecnico e modulo pratico), tale formazione “può essere implementata con altri 3 moduli pratici:
Modulo pratico carrelli semoventi a braccio telescopico (4 ore);
Modulo pratico carrelli/sollevatori/elevatori semoventi telescopici rotativi (4 ore);
Modulo pratico carrelli industriali semoventi, carrelli semoventi a braccio telescopico e carrelli/sollevatori/ elevatori semoventi telescopici rotativi (8 ore)”.
FONTE: PUNTOSICURO
Negli ultimi mesi anche la vostra casella di e-mail avrà sicuramente ricevuto molteplici segnalazioni, con relative offerte di corsi e di consulenze specifiche, in merito alla imminente entrata in vigore, dal 25 maggio p.v., del GDPR (in italiano è il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati - RGPD) che detta nuove e più stringenti regole sulla protezione dei dati (Privacy).
In effetti da tale data diventerà definitivamente applicabile in via diretta in tutti i Paesi UE il Regolamento UE 2016/679) Il 24 maggio 2016.
Nessuna azienda può ritenersi esclusa da tale nuova normativa, anche se i livelli di applicazione operativa – quindi di impegno in termini di tempi e di costi - variano sensibilmente da azienda ad azienda in funzione delle tipologie
dei dati dalla stessa trattati.
Pur non rientrando, tale peculiare argomento, fra quelli di nostra specifica competenza e non occupandocene noi in maniera diretta, visto che qualche richiesta in merito ci è però giunta negli ultimi giorni, abbiamo attivato una
partnership con altra struttura specialistica di nostra fiducia, al fine di garantire a chi ne avesse ancora bisogno una assistenza adeguata e convenzionata in tale materia.
Qualora non vi aveste già provveduto nel passato e vi servisse pertanto un supporto specialistico, saremo quindi ben lieti di assistervi coinvolgendo direttamente il nostro Partner ed assistendolo con tutto il nostro supporto derivante
dalla buona conoscenza della vostra azienda al fine di snellire ogni attività necessaria.
Cordiali saluti
La Direzione